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Reggia di Venaria Reale

Palazzi

Reggia di Venaria Reale


Reggia di Venaria Reale

La reggia di Venaria Reale è una delle residenze sabaude parte del sito seriale UNESCO iscritto alla Lista del Patrimonio dell'umanità dal 1997.

La reggia di Venaria fu progettata dall'architetto Amedeo di Castellamonte. A commissionarla fu il duca Carlo Emanuele II che intendeva farne la base per le battute di caccia nella brughiera collinare torinese.

Lo stesso nome in lingua latina della reggia, Venatio Regia, viene fatto derivare dal termine reggia venatoria. Al borgo si unirono molte case e palazzi di lavoratori e normali cittadini che vollero abitare nei dintorni della reggia, fino a far diventare Venaria Reale un comune autonomo della provincia di Torino.

La scelta del sito, ai piedi delle Valli di Lanzo, fu favorita dalla vicinanza degli estesi boschi detti del Gran Paese, ricchissimi di selvaggina: un territorio che si estende per un centinaio di chilometri fino alle montagne alpine, giungendo a sud e a est in prossimità del capoluogo.

Nel 2018 ha fatto registrare 1 048 834 visitatori, risultando il settimo sito museale statale italiano più visitato, mentre nel 2017, a dieci anni di distanza dall'inaugurazione del sito turistico, la Guida Michelin ha assegnato alla reggia di Venaria l'agognata terza stella.

Nel 2019 il giardino della Reggia è stato eletto parco pubblico più bello d'Italia.

DESCRIZIONE

Accedendo dall'entrata principale si viene accolti nella corte d'onore, nel centro della quale sorgeva una fontana detta del cervo, la facciata principale in intonaco con cornucopie conchiglie e frutti risulta sulla parte destra come "sfregiata" da una cesura di mattoni a vista che delimitano la parte seicentesca da quella settecentesca, successiva all'intervento del primo architetto di corte Amedeo di Castellamonte.

La parte sinistra del complesso presenta l'intervento del secondo architetto di corte Michelangelo Garove 1699-1713 in sintesi la realizzazione di due torrioni con tetti detti alla "Mansart" ricoperti di Scandole, mattonelle pentagonali multicolori in ceramica, uniti da una Gran Galleria erroneamente indicata a metà del XX secolo, come quella di Diana. Il pittore Giacomo Casella eseguì col cognato Giovanni Andrea Casella la decorazione pittorica della sala dei templi di Diana: Britomarte consegna un tempio a Diana, degli anni 1660-1663.

Negli interni si trovavano stucchi, statue, dipinti, (secondo il Castellamonte, oltre quattromila quadri), realizzati da valenti artisti, tra cui Vittorio Amedeo Cignaroli, Pietro Domenico Olivero e Bernardino Quadri. Sulle pareti si stagliano raffigurazioni di selvaggina che istituiscono un rimando alla funzione venatoria della struttura. Le decorazioni a stucco spesso sono dovute all'arte dello stuccatore Pietro Somazzi, in ambienti trasformati in epoca successiva, oppure in sale all'interno della reggia di Diana e nei vani di raccordo con il padiglione eretto da Michelangelo Garove, dove si assiste ad un vero e proprio trionfo di abilità esecutiva. Nel 1718 nella Pietro Filippo Somazzi ottenne l'esecuzione degli stucchi della galleria, attenendosi al disegno dell'architetto Filippo Juvarra.

A illustrare il complesso della reggia, esiste un modello estremamente accurato realizzato da Carlo Costantini.

I Giardini
I giardini della reggia sono completamente spariti da quando i francesi di Napoleone li trasformarono in piazza d'armi: un'opera estremamente significativa del complesso si perse per sempre. Rimasero i disegni d'epoca, che mostravano lo splendido giardino alla francese diviso in tre terrazze collegate con scenografiche scalinate e architetture (come la torre dell'orologio del primo cortile) che le collegano: la fontana dell'Ercole, il teatro ad emiciclo e i parterre.

Solo di recente Venaria Reale vede rinascere la sua ambientazione naturale, grazie ai lavori che stanno interessando la struttura (scuderie, reggia di Diana, eccetera). Attualmente sono stati resi fruibili al pubblico i settori già ultimati, oltretutto danneggiati in parte dal violento nubifragio del giugno 2007. Nel Parco Basso sono visibili alcune opere di Giuseppe Penone, in netto contrasto con la struttura barocca del complesso: tra esse, il tronco di un cedro, alto dodici metri, dal quale escono i fumi degli impianti delle centrali termiche della palazzina.

Nel 2019 i giardini della Venaria si sono aggiudicati la XVII edizione del concorso Il Parco Più Bello d'Italia (categoria "parchi pubblici").

Scuderie Juvarriane
Le scuderie Juvarriane sono costituite da un grande atrio (sala 57) che dà sui giardini, ed un grande ambiente voltato diviso in due da un muro: la Scuderia Grande (sala 58) sul lato nord, e la Citroneria (sala 59) sul lato sud. La Citroniera è costituita da una grande galleria voltata (lunga 148 metri, larga 14, e alta 16) la cui funzione antica era il deposito invernale degli agrumi coltivati nei giardini. Le pareti laterali sono scandite da nicchie che imprimono dinamismo alla galleria, e a sud le pareti sono scandite da archi sormontate da oculi che danno sul giardino mentre la parete nord (che separa l'ambiente dalle scuderie) presenta dei serramenti in trompe l'oeil che riproducono gli archi. L'ambiente è usato per mostre temporanee. La scuderia grande (lunga 148 m, larga 12 e alta 15) conteneva all'epoca circa 200 cavalli e riparava il lato nord della Citroniera in inverno. Nell'ambiente sono esposte carrozze, uniformi, ed il Bucintoro veneziano. Quest'ultimo fu fatto realizzare a Venezia da Vit­torio Amedeo II fra il 1729 e il 1731. Tra le carrozze esposte vi sono la Berlina dorata di gala, commissionata da Vittorio Emanuele IIasceso al trono d’Italia, la Berlina argentata della regina Margherita e alcune carrozze di Umberto I e Vittorio Emanuele III. Inoltre, è esposta temporaneamente la carrozza di Napoleone.

Il Centro per la conservazione e il restauro
Nell'area delle ex scuderie, su una superficie di circa 8000 metri quadrati, si trova uno dei principali centri di restauro italiani, costituito da una serie di laboratori dedicati alla diagnostica, al restauro e alla conservazione delle opere d'arte.

La chiesa di Sant'Uberto
Alla morte di Michelangelo Garove avvenuta nel 1713 seguì nel 1716 la ricostruzione per opera di Filippo Juvarra, della Gran Galleria e parallelamente la costruzione della chiesa di Sant'Uberto (1716-1729), incastonata tra i palazzi tanto da non permetterne la costruzione della cupola, che venne affrescata come trompe-l'œil all'interno, la scuderia e la citroniera (1722-1728), oltre che un rimaneggiamento in stile francese delle facciate.

Gli ultimi lavori furono realizzati tra la seconda metà del Settecento e l'inizio dell'Ottocento (scuderie e maneggio, scala della reggia di Diana, galleria di Sant'Uberto) dopodiché la reggia fu quasi dimenticata a favore della Palazzina di caccia di Stupinigi (1729), più conforme ai nuovi gusti delle corti europee.

Fonte: Wikipedia

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