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Via dei Fori Imperiali

Vie e piazze

Via dei Fori Imperiali


Via dei Fori Imperiali è una delle più scenografiche strade di Roma; aperta nel 1932 con il nome di via dell'Impero, prende la sua attuale denominazione dai resti monumentali dei fori di Cesare, di Augusto, di Nerva, della Pace e di Traiano che si possono ammirare percorrendola. Collega piazza Venezia con il Colosseo, che ne costituisce il traguardo visivo. È alberata a pini domestici, i caratteristici "pini di Roma".

Oltre che sui Fori imperiali, la via si affaccia su altri celebri monumenti romani: sulla basilica di Massenzio, sul Foro romano, sui Mercati traianei, sulla torre delle Milizie, sulla Casa dei Cavalieri di Rodi e sul lato orientale del Vittoriano. Inoltre dalla via si accede alla basilica dei Santi Cosma e Damiano e alla chiesa di San Lorenzo in Miranda, che riutilizzano, rispettivamente, le strutture del tempio del Divo Romolo e del tempio di Antonino e Faustina. A metà circa della strada sorge la tor de' Conti.

A partire dal 1950, vi si svolge l'annuale parata del 2 giugno in occasione della festa della Repubblica Italiana.

L'area occupata dai fori imperiali di Cesare, Augusto, Nerva e Traiano fu interessata nel Medioevo dal sorgere di abitazioni, chiese e monasteri, mentre il Foro Romano era diventato uno spazio verde adibito a pascolo, con il nome di "Campo Vaccino". Una radicale trasformazione della zona fu voluta, alla fine del XVI secolo, dal cardinale Michele Bonelli che vi realizzò il quartiere denominato "Alessandrino".

Nei piani regolatori romani del 1873, 1883 e 1909 già si prevedeva di aprire una strada tra piazza Venezia e il Colosseo, quindi sul tracciato dell'attuale via dei Fori Imperiali. Il progetto va inserito nell'urbanistica dell'epoca, che prevedeva l'apertura nei centri cittadini di ampie strade di collegamento realizzate tramite sventramenti del tessuto edilizio antico. 

L'idea di tracciare una strada tra piazza Venezia e il Colosseo venne ripresa durante il periodo fascista, nella variante al piano regolatore del 1925-26, per motivi di viabilità: l'ampliamento edilizio della città verso sud aveva infatti posto il problema di un collegamento stradale più agevole tra i quartieri meridionali e il centro. La via sarebbe infatti servita per facilitare l'accesso al centro cittadino dai nuovi quartieri periferici sud-orientali, così come via del Teatro di Marcello, progettata anch'essa negli stessi anni, avrebbe consentito un miglior collegamento tra centro e periferia sud-occidentale.

Data l'importanza che la romanità rivestiva nell'ideologia fascista, l'apertura della strada aveva anche l'intento di riportare alla luce i resti dei fori imperiali che giacevano ancora sotto ai palazzi del quartiere Alessandrino; anche in ciò si riprendeva un progetto preesistente, ideato da Corrado Ricci nel 1911, anticipato a sua volta da scavi parziali compiuti sia in età napoleonica, sia alla fine del 1800. Lo stesso Benito Mussolini fu sostenitore dell'opera.

Per realizzare l'arteria stradale e permettere di riportare alla luce i fori imperiali, fu abbattuto il quartiere Alessandrino, nonostante rivestisse un interesse storico; furono cancellati percorsi stradali, abbattuti edifici e interrate le loro fondazioni. Di alcune strade rimase il tracciato, ma affiancato da giardini o da scavi archeologici e non più da palazzi: via Alessandrina, via Bonella, via della Salara Vecchia.

Il 22 febbraio del 1933, durante la demolizione di un caseggiato di via Alessandrina, un manovale stava demolendo un muro e dietro alla prima fila di mattoni trovò una lastra di ferro; rimuovendola, assistette allo spettacolo di una cascata di monete d'oro e di gioielli. Come si scoprì, il cosiddetto tesoro di via Alessandrina era appartenuto ad un noto antiquario, Francesco Martinetti, che aveva vissuto in quell'appartamento. Il ritrovamento del tesoro fece scalpore e fu considerato un segno che avvalorava la bontà delle demolizioni in corso. Il tesoro dell'antiquario entrò a far parte delle collezioni dei Musei Capitolini.

Come già accennato, il progetto di apertura della nuova strada aveva tra gli obiettivi principali quello di rimettere in luce i resti dei fori imperiali, che, dal Medioevo in poi, erano stati usati come cave di materiali edilizi e infine occultati dalle edificazioni. Il progetto fu curato dall'archeologo Corrado Ricci.

Solo la zona circostante la Colonna Traiana era già stata parzialmente scavata, ad opera di Carlo Fea, all'epoca dell'occupazione napoleonica; in quell'occasione tornarono alla luce i resti della basilica Ulpia. Inoltre, alcune parti del foro di Augusto, ossia metà di una delle absidi del recinto e alcune colonne del tempio di Marte Ultore, erano state nel 1888 liberate dagli edifici che le occultavano, ed erano visibili da via Bonella. Del Foro di Cesare era visibile solo un tratto della recinzione, all'interno di una cantina di un palazzo dei via delle Marmorelle, mentre del Foro di Nerva era visibile la parte superiore di due colonne della recinzione, dette popolarmente le "colonnacce", in via Madonna dei Monti.

Nel corso degli scavi archeologici furono portati in luce i resti monumentali del Foro di Cesare, con il Tempio di Venere Genitrice, e del Foro di Nerva; riemerse anche gran parte del Foro di Traiano e del Foro di Augusto, con il Tempio di Marte Ultore. Inoltre la via permise di osservare i Mercati traianei da debita distanza, mentre precedentemente erano visibili entrando nel cortile di alcuni palazzi.

La strada fu inaugurata da Mussolini il 28 ottobre 1932, nell'ambito delle celebrazioni del decennale della marcia su Roma.

L'arteria prese il nome di "via dell'Impero", per ricordare l'Impero romano, al quale il Fascismo si ispirava nella simbologia e nell'ideologia, e al quale faceva costante riferimento nelle varie occasioni della vita pubblica. Il toponimo, negli anni successivi, venne esteso anche oltre il Colosseo, attribuendolo anche all'attuale via di San Gregorio.

COME ARRIVARE
Metro B: È raggiungibile dalla stazione Colosseo.
Metro C: Sarà raggiungibile, al termine dei lavori, dalla stazione Fori Imperiali.

Fonte: Wikipedia

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