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Cattedrale di San Pietro

Chiese

Cattedrale di San Pietro


Cattedrale di San Pietro

La cattedrale metropolitana di San Pietro è il principale luogo di culto della città di Bologna, chiesa madre dell'omonima arcidiocesi.

Si trova in via Indipendenza, nel cuore del centro storico della città, non distante dalla Basilica di San Petronio e dall'Archiginnasio.

STORIA

La prima chiesa posta al di fuori delle mura che alcuni studiosi ipotizzano fungesse da cattedrale, dedicata in origine ai Santi Nabore e Felice e probabilmente risalente al IV secolo, venne distrutta in un incendio nel 906.
Si decise così di riedificare la nuova cattedrale dentro le mura di selenite che proteggevano una piccola porzione dei resti della Bononia romana dalle incursioni barbariche. L'edificazione in prossimità della Porta di San Cassiano (poi denominata Porta di San Pietro o Piera) a fianco di un campanile paleocristiano di estrazione ravennate, ellittico nella base e rotondo alla cima, facente parte di un preesistente complesso cultuale probabilmente del VI secolo, deve essere collocata tra il X e l'XI secolo. In un disegno-rilievo di Giuliano da Sangallo custodito nella Biblioteca Vaticana, attinente ad un battistero che sorgeva nelle immediate vicinanze, si vede chiaramente che la planimetria ad ottagono, con quattro portali corrispondenti ai punti cardinali e quattro absidiole, coinciderebbe quasi del tutto con il Battistero degli Ariani a Ravenna. Questo ha fatto supporre che il battistero e il campanile elicoidale (costruito così per essere orientato contro l'azione dei venti predominanti), facessero parte di un perduto complesso dedicato al culto degli Ariani coevo a quello di Ravenna.
La chiesa misurava 57 metri di lunghezza, ma un incendio divampato il 1º agosto 1141, la lesionò così gravemente da consigliarne la ricostruzione totale. I lavori di ricostruzione e ampliamento furono affidati a Magister Albertus e la nuova cattedrale venne consacrata da papa Lucio III nel 1184. La nuova chiesa, realizzata in laterizio, misurava 70 metri di lunghezza, 26,80 metri di larghezza per 23 metri di altezza e si presentava nel tipico stilema romanico di tipo lombardo-emiliano con la facciata tripartita a salienti, a tre navate con archi a sesto acuto sostenuti da pilastri polistili e tre absidi corrispondenti alle tre navate. Contemporaneamente fu sopraelevato il campanile da 31 metri a 40 metri.

Nel 1220 Maestro Ventura (maestro campionese o comacino) iniziò la costruzione di un nuovo portale marmoreo sul fianco meridionale della chiesa, detto porta dei leoni. Sia Leandro Alberti che il Vasari rimasero molto stupiti e ammirati da questo portale tanto che lo stesso Vasari, nonostante la sua nota avversione verso le opere medievali, lo descrisse nella seconda edizione delle Vite. L'Alberti riferisce che era composto da due leoni per lato in marmo rosso da cui si innalzavano due colonne terminanti in un arco. Sopra di esso c'erano due telamoni per lato raffiguranti un giovane e un vecchio seduti chini, con le mani poggianti sulle gambe incrociate, i quali a loro volta sostenevano delle colonne tortili terminanti in un ulteriore arco. Nella lunetta vi era scolpito il Cristo con a destra San Pietro e a sinistra San Paolo.

Il rovinoso terremoto che causò il crollo del tetto della chiesa nel 1222 e del tetto del coro nel 1228, spinsero il capitolo ad affidare nuovi restauri a Maestro Tura che si conclusero nel 1234. Negli anni successivi il Maestro Alberto edificò il rosone sulla porta della facciata (1252) e il nuovo altare maggiore (1261). Con le nuove grandi basiliche dei nascenti ordini mendicanti che si stavano costruendo e completando in città (San Domenico e San Francesco), si impose un incremento di dimensioni della cattedrale, la quale subì diverse manomissioni e ampliamenti nel corso dei secoli successivi.

Nel 1396 fu costruito un alto protiro (portico) sulla facciata, ricostruito tra il 1467 e il 1500. Dal 1477 circa vi lavorarono i pittori ferraresi Francesco del Cossa ed Ercole de' Roberti nella Cappella Garganelli; il loro ciclo di affreschi ebbe notevole influenza su Niccolò dell'Arca e Michelangelo (perduti con la riedificazione, si salvò solo un frammento ora conservato nella Pinacoteca Nazionale di Bologna).

Dietro ordine del cardinale Gabriele Paleotti, a partire dal 1575 l'edificio fu radicalmente ristrutturato all'interno, iniziando dalla parte absidale e dal coro. I lavori furono affidati a Domenico Tibaldi prima e a Pietro Fiorini poi, ma queste modifiche furono talmente profonde e così invasive da far crollare le volte nel 1599.

Nel frattempo nel 1582 la chiesa era stata elevata al rango di "chiesa metropolitana" (sede vescovile con giurisdizione sui vescovi e sulle diocesi del medesimo territorio) da papa Gregorio XIII.

Fu infine riedificata all'inizio del Seicento col nuovo stilema gotico: vennero modificate l'abside, le volte (da capriate a crociera), gli archi delle pilastrate con nuovi a sesto acuto tipici del gotico; le pareti laterali vennero demolite per fare spazio a cappelle e sacelli, snaturando completamente l'originale iconografia romanica. Durante i lavori venne demolita la "porta dei leoni". Oggi si possono ammirare solo uno dei telamoni con la colonna tortile nella cappella settecentesca del battistero all'interno della cattedrale e i due leoni utilizzati come acquasantiere.

Sistemato l'interno in maniera quasi definitiva, tra il 1743 e il 1747 sotto la direzione dell'architetto Alfonso Torreggiani e per volere di papa Benedetto XIV già arcivescovo di Bologna, venne abbattuto il vecchio portico, recuperato due cappelle una per parte e eretta la nuova facciata. Nel 1776 Francesco Tadolini ricostruì in forma classica il timpano che minacciava di cadere.

Fonte: Wikipedia

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